La santa

Santa Teresa di Calcutta

Santa Teresa di Calcutta (nel secolo Anjezë Gonxhe Bojaxhiu), religiosa fondatrice delle Missionarie della Carità.

Nacque il 26 agosto 1910 a Skopje, Vilayet del Kosovo, in una benestante famiglia di genitori albanesi del Kosovo. Nel 1928, a diciotto anni, decise di prendere i voti entrando come aspirante nelle Suore di Loreto, un ramo dell’Istituto della Beata Vergine Maria che svolgeva attività missionarie in India.

Il 24 maggio 1931, prese i voti temporanei, assumendo il nome di Maria Teresa, ispirandosi a santa Teresa di Lisieux.

Nel 1937 si recò a Darjeeling per pronunziare i voti perpetui. Divenne così Madre Teresa, nome che mantenne per il resto della vita.

Nell’agosto del 1946 Calcutta fu teatro di scontri sanguinosi, a cui presero parte le diverse fazioni indipendentiste, noti come Great Calcutta Killing. La città fu paralizzata per diversi giorni e Madre Teresa, uscita dal collegio per trovare del cibo, rimase impressionata dalla devastazione che ebbe modo di vedere. In lei cominciò quindi a maturare una profonda riflessione interiore che l’avrebbe condotta presto alla svolta decisiva della sua vita.

La sera del 10 settembre partì in treno per recarsi a Darjeeling, dove doveva svolgere dieci giorni di esercizi spirituali. Come lei stessa ricostruirà più tardi, fu proprio in quella notte di viaggio, a contatto con condizioni di povertà estrema, che lei ebbe una “chiamata nella chiamata”[13]

«Quella notte aprii gli occhi sulla sofferenza e capii a fondo l’essenza della mia vocazione […] Sentivo che il Signore mi chiedeva di rinunciare alla vita tranquilla all’interno della mia congregazione religiosa per uscire nelle strade a servire i poveri. Era un ordine. Non era un suggerimento, un invito o una proposta […]»

(Cit. in Renzo Allegri, Madre Teresa mi ha detto, Ancora Editrice, Milano, 2010)

Madre Teresa decise quindi di uscire dal convento e mettersi al servizio dei “più poveri tra i poveri”, come si sentiva ora chiamata a fare. Dovette comunque aspettare due anni per convincere le consorelle e l’arcivescovo di Calcutta, e ottenere le approvazioni necessarie. Le resistenze furono infatti numerose, tanto che la giovane suora venne anche trasferita, per un breve periodo, nella città di Asansol.

Nel 1948 Madre Teresa ebbe infine l’autorizzazione dal Vaticano ad andare a vivere da sola nella periferia della metropoli, a condizione che continuasse la vita religiosa. Decise quindi di abbandonare il velo nero delle Suore di Loreto il giorno della festa dell’Assunzione (15 agosto 1948), a vent’anni esatti dalla prima chiamata che aveva ricevuto diciottenne al santuario della Madonna nera di Letnice.

Nel 1950, Madre Teresa fondò la congregazione delle Missionarie della carità, la cui missione era quella di prendersi cura dei “più poveri dei poveri” e di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società, tutte quelle persone che sono diventate un peso per la società e che sono fuggite da tutti. Le prime aderenti furono dodici ragazze, tra cui alcune sue ex allieve alla Saint Mary. Stabilì come divisa un semplice sari bianco a strisce azzurre, pare fu scelto da Madre Teresa perché era il più economico fra quelli in vendita in un piccolo negozio ma soprattutto perché aveva i colori della casta degli intoccabili, la più povera dell’India.

«Io non sono che una piccola matita nelle mani di Dio.»

Madre Teresa non si considerava una suora di vita attiva. Al contrario, di sé e della altre Missionarie della Carità diceva: “siamo delle contemplative che vivono in mezzo al mondo. […] La nostra vita deve essere una preghiera continua”.

In quest’ottica teologica, il servizio a favore dei poveri era visto come una naturale conseguenza della preghiera e del dialogo con Dio.

Questa sua spiritualità, che aveva tratti di ispirazione francescana, era sintetizzata da Madre Teresa con l’immagine, in cui si riconosceva, della “piccola matita nelle mani di Dio”

In linea con questa sua sensibilità, nella cerimonia di consegna del Nobel, nel suo discorso citò la preghiera semplice.

Madre Teresa ha anche provato l’esperienza dell’aridità e della sofferenza spirituale fino all’incredulità, come emerso dalla pubblicazione postuma delle sue lettere. Stando ai racconti di padre Brian Kolodiejchukz, in una di queste lettere scriveva di non sentire “la presenza di Dio né nel suo cuore né nell’Eucaristia” e al suo confessore spirituale confidava: “Gesù ha un amore molto speciale per te. Ma per me, il silenzio e il vuoto è così grande che io Lo cerco e non Lo trovo, provo ad ascoltarLo e non Lo sento“. Giunse inoltre ad affermare: “Nella mia anima sperimento proprio quella terribile sofferenza dell’assenza di Dio, che Dio non mi voglia, che Dio non sia Dio, che Dio non esista veramente“.

Questo stato, che con alti e bassi accompagnò la seconda metà della sua vita, venne così commentato dalla suora: “Ho cominciato ad amare le mie tenebre perché credo che siano una parte, una piccola parte delle tenebre di Gesù e della Sua pena sulla terra”.

Nel corso degli anni ottanta nacque e si consolidò la sua amicizia con papa Giovanni Paolo II, i quali si scambiarono visite reciproche. Grazie all’appoggio di papa Wojtyła, Madre Teresa riuscì ad aprire ben tre case a Roma, fra cui una mensa nella Città del Vaticano dedicata a Santa Marta, patrona dell’ospitalità. Negli anni novanta, le Missionarie della Carità superarono le quattromila unità con cinquanta case sparse in tutti i continenti.

Il 5 settembre 1997 muore dopo aver lasciato la guida dell’ordine (pochi mesi prima) e aver contratto la malaria.

Con una deroga speciale Giovanni Paolo II fece aprire il processo di beatificazione a soli due anni dalla sua morte. La procedura si concluse nell’estate del 2003 e la proclamazione avvenne il 19 ottobre successivo.

L’arcidiocesi di Calcutta aprì il processo per la canonizzazione già nel 2005. Il 17 dicembre 2015 Papa Francesco ha promulgato il decreto circa il miracolo attribuito all’intercessione della beata Teresa di Calcutta, ultimo passo richiesto per la sua canonizzazione e nel concistoro del 15 marzo 2016 ha firmato il decreto di canonizzazione.

La canonizzazione è poi avvenuta il 4 settembre successivo.